Maltrattare i bambini va contro la vita ed il suo senso. Non aiutarli ad uscire dal terrore della guerra forse è anche peggio.
Ci sono cose che i bambini del pianeta dovrebbero sapere. La Convenzione a loro dedicata, quella sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, è il trattato più ratificato al mondo (tutti i Paesi cui si è aggiunta anche la Somalia negli ultimi mesi) ma è anche, sempre al mondo, il trattato più violato. Infranto ogni giorno da guerre, violenze di ogni genere, abusi sistematici nei confronti di piccoli innocenti. I fatti di questi giorni ne sono una delle tante testimonianze dirette di cui tutti, nessuno escluso, ne sono responsabili perché ledono quanto ciascuno Stato si è impegnato a rispettare proprio nel 1989. Ma ce lo siamo dimenticato. Nessuno raccontando gli episodi dei migranti, in relazione ai minori, ricorda che esiste questa carta e che va rispettata.
Ci sono infatti cose che gli occhi di un bambino non dovrebbero vedere. Nei giorni scorsi e oggi, ancora molti migranti, tra cui tanti profughi siriani, sono stati accolti da filo spinato, manganelli e una barriera formata da soldati al confine tra la Grecia e la Macedonia. Adulti e minori sono stati picchiati, bastonati, spintonati con forza, addirittura respinti dalle forze armate che hanno anche sparato lacrimogeni e granate. I più facinorosi sono stati malmenati per evitare che superassero il confine per poi disperdersi nei campi. La Macedonia è soltanto un paese di transito eppure negli ultimi mesi il numero dei migranti che lo hanno attraversato è aumentato da 1,500 a 3 mila al giorno. Il 30% delle persone che ha toccato il suolo macedone è rappresentato da donne e bambini.
Quando finalmente è stato dato il via libera, dopo aver passato giorni ammassati in modo soffocante e senza acqua né cibo, migliaia di persone hanno affollato i treni per scappare in Ungheria o nei paesi dell’est Europa passando per la Serbia nuova e prossima fermata del calvario di queste genti. Sembra di assistere ad una processione religiosa, ogni tappa però non è una preghiera né un canto rivolto al cielo ma uno spettacolo indecente e disumano. Ad una delle fermate addirittura ad attenderli ci sarà un muro che, se tutto andrà come previsto, chiuderà il confine tra i due stati. Lo stanno finendo di erigere in queste ore calce e cazzuola alla mano. Barriere. Durante gli scontri con le autorità molti figli hanno visto i propri genitori (perché la maggior parte delle persone che sono state bloccate a Gevgelija erano famiglie) picchiati e respinti, soffocati nella calca.
Perché? Perché un bambino scappato dalla guerra, dall’orrore, dalla continua e costante paura di morire deve continuare a vedere scene di questo tipo? Non è già abbastanza la dose di violenza a cui sono esposti (o li abbiamo esposti non riuscendo a fermare quei conflitti) nei loro paesi? Siccome però è sempre più difficile spiegare agli italiani (non tutti) da dove fuggono facciamo un breve riassunto delle puntate precedenti. Carta dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza alla mano, allora, penso all’Afghanistan e all’Iraq dove si combatte da anni e dove i casi di violazione dei diritti dei bambini sono oltre 2mila e chissà quanti ancora ce ne saranno. È stata quella violenza continua a spingere 123 bambine yazide a sentirsi pronte per combattere chi le ha violentate, sequestrate ed macellato i propri cari.
Grazie ad Andrea Iacomini di Unicef Italia.