Vi sarà puntualmente capitato di leggere o sentire qualche giornalista che, dopo un Olimpiade o un Campionato del Mondo di Atletica, commenta “l’ennesimo fallimento dello sport in Italia… qualcuno dovrà fare una riflessione in merito”. Un grande classico, no?
La mia domanda è: “chi farà questa riflessione?”
Cioè, dove sta il problema in Italia? Siamo davvero diventati un Paese privo di talento sportivo? Forse responsabilità delle mamme apprensive? O magari della TV? Surriscaldamento Globale? O che altro ancora?
Beh, secondo me il dramma (che è più grave di un problema) in Italia è la scuola.
I nostri bambini prima e ragazzi poi sono “vittime” di un sistema scolastico vecchio, che si sviluppa in strutture paleolitiche che nel 30% dei casi non sono dotate nemmeno di una palestra (nemmeno minuscola).
L’eventuale futuro sportivo dei giovani è esclusivamente sulle spalle della famiglia e della sua disponibilità, economica e logistica, vediamo perché.
La giornata tipo di un ragazzo parte, come per tutti, con la sveglia, ci si prepara nei 4 minuti fantozziani e via a scuola. Gli alunni, dopo aver trascorso 5/6 ore seduti in sedie e banchi scomodi, che non tengono conto di nessun parametro ergonomico, sono riempiti di compiti e studio per casa. Tempo di percorrenza verso il pranzo, piccolo riposo (ci vuole!) e poi si comincia con lo studio. In due e due quattro sono già le 17. A questo punto serve il tempo per prepararsi e poi per raggiungere il campo o la palestra di allenamento, serve quindi un mezzo o una persona (genitore/nonno/baby sitter) che possa accompagnare almeno i più piccoli. Tra allenamento, doccia e rientro sono già le 20, giusto il tempo per un pò di famiglia e poi una perfezionata ai compiti e allo studio e a letto.
I due mondi, scuola e sport, così importanti dal punto di vista educativo, senza nessuna connessione. Anzi, il primo spesso insofferente nei confronti del secondo perché, frase nota a tutti, “lo sport toglie tempo allo studio”.
Quando e come una famiglia può non mandare un figlio a fare sport?
- mancanza di cultura sportiva (io non ho mai fatto sport, non è essenziale per mio figlio);
- mancanza di possibilità economiche per sostenere le rette delle Società Sportive;
- logistica sfavorevole rispetto agli impianti sportivi (ad esempio 30 o più minuti di percorrenza);
- mancanza di possibilità di accompagnare o far accompagnare il figlio;
- “pressione” da parte della scuola (es: “suo figlio non rende, deve studiare di più”);
- false credenze (es: “tanto sport ai bambini fa male”, “c’è tempo nella vita per fare attività fisica”, ecc)
E’ bene sottolineare che fare sport, appassionarsi ad una disciplina, fare squadra, capire e seguire la disciplina, sacrificarsi, rispettare le regole, vincere e perdere non sono essenziali solo per chi ha il privilegio di rappresentare la propria città o addirittura la propria Nazione in competizioni di alto livello, ma sono basi imprescindibili per la vita ed il vivere sociale.
Lo sport è l’antidoto più efficace alla droga, all’alcol, alla depressione ed è portatore di salute a breve e a lungo termine anche per via alimentare.
Allora perche non renderlo parte della scuola? Perché non fare la cosa più semplice, cioè copiare dagli altri? Tutte, e dico tutte, le Nazioni dove lo sport raccoglie i migliori risultati esso fa parte del percorso scolastico, come una qualsiasi altra materia. Per poter giocare nella squadra però serve un buon profitto; per poter ambire al professionismo sportivo serve che il profitto scolastico sia positivo, sentite come suona bene!
Ma perché tutto questo accada serve molta lungimiranza politica e sociale, servono investimenti per nuovi Istituti Scolastici che comprendano Strutture per lo sport, serve la volontà di invertire una marcia sbagliata sui programmi educativi, magari rinunciare a 3 passate di Preistoria (Elementari, Medie e Superiori) e dare un pò di spazio alla conoscenza del corpo ed alle infinite possibilità che ci offre.
La #BuonaScuola non dovrebbe essere solo un hashtag elettorale, ma una priorità assoluta. Le “competenze” di cui si fa un gran parlare vengono, manco farlo apposta, da qui.. e per richiederle agli studenti prima bisogna darle loro… (per esempio gli insegnanti di “motoria” delle primarie che non hanno competenze in merito, come se ad occuparsi di un barbecue ci fosse un vegano).
Vuoi vedere che i “complottisti” che vedono nel mancato sviluppo della nostra scuola un disegno perché il livello medio della cultura resti basso non hanno tutti i torti?