Il mio recente post ha raggiunto in pochi giorni moltissime letture un po’ da tutta Italia, segno che il tema è molto sentito (grazie a tutti davvero!).

Anche localmente, nella mia piccola Rovigo, l’argomento delle convenzioni sanitarie è di grande attualità, se ne parla molto sui giornali e ci sono state redazioni che hanno dato spazio alle mie riflessioni, colgo l’occasione per ringraziarli ufficialmente!

Poi è arrivato il commento di Emanuele Sacchetto a cui è interamente dedicato questo post. Partiamo con ordine: chi è Emanuele Sacchetto? Non si sa. Nessuna identità digitale, Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram, Google, Pagine Bianche…nulla, solo una corrispondenza per uno studente veronese, ma siamo fuori strada perché da quello che scrive è sicuramente delle mie parti, dato che contestualizza interamente il mio post e la sua risposta su vicende locali. Nessuno dei miei amici lo ha mai sentito nominare (Rovigo è un paesotto, tutti conoscono tutti…), insomma o sono molto molto sfortunato, o è il classico “perfetto sconosciuto” o è un nome di fantasia…

Detto questo, comincerei l’analisi di questo “saggio”. Si parte subito con una citazione:

La realtà è come è, non come la si vorrebbe (Julio Velasco)

Peccato che quando Mister Velasco usò questa massima lo fece per dar forza alla sua eterna battaglia alla “cultura degli alibi“, proprio il concetto su cui ho incentrato il mio post, i “tagli alla Sanità” come alibi dei Centri Privati Convenzionati. Quindi ringrazio il Sacchetto per dare forza alla mia tesi!

Sicuramente ad ognuno il proprio mestiere infatti i bravi fisioterapisti non disquisiscono di strategia aziendale ma danno il meglio di loro stessi per curare il paziente, il loro primario obiettivo e preoccupazione è questa, guarire con la massima professionalità il paziente a loro assegnato.

In questo passaggio il “commentatore mascherato” mi dice che, in quanto in possesso di una Laurea in Fisioterapia, io dovrei disquisire esclusivamente di olio da massaggio, di posture e di bendaggi e non di strategie aziendali… certo, fossi stato in lui avrei anche scritto “le donne devono stare in cucina o fare la calza”, “gli infermieri devono permettersi di parlare solo se si parla di aghi e flebo”…. mi sembra un discorso molto moderno ed intelligente! Sul concetto del “paziente assegnato al Fisioterapista” tornerò più in la…

Vi fareste gestire i risparmi di famiglia da un architetto? Immagino di no. Chi scrive l’articolo è un fisioterapista (forse da 20 anni) che si è inventato imprenditore (forse da 5 anni) e non ha mai gestito centri convenzionati; questi sono fatti e leggere le sue parole e’ come sentire parlare di tecnica di difesa da persone che si occupano di cucina. Purtroppo non è così semplice e nemmeno così vantaggioso economicamente.

Ed ecco il primo attacco personale. Partiamo dal mio curriculum vitae. Il “Sacchetto” qui ci dimostra che ha scarsa dimestichezza e conoscenza del mezzo che sta utilizzando, cioè la rete. Il mio CV lo può trovare dettagliatamente su LinkedIn (dove invece non si trova il suo…), bastava dare un’occhiata per scoprire che mi sono laureato molto più tardi del 1995 (stavo finendo il Liceo) e che mi sono “inventato imprenditore” da circa 10 anni, nel 2005 nasceva l’idea di Equipe…  da allora sono Fisioterapista delle Nazionali di Rugby, della Rugby Rovigo Delta e da qualche anno della Beng Rovigo Volley, sono ideatore di rugbygram, una start-up digitale che sta riscuotendo risultati in tutto il mondo e sto lavorando su un nuovo progetto digitale che permetterà ai Pazienti di tutta Italia di migliorare i Servizi Medici (sarà online entro la primavera!).

rugbygram
rugbygram

“Inventato imprenditore” è stato usato nel commento in senso dispregiativo, o meglio per sminuire i miei sforzi ed i miei risultati (piccoli o grandi che siano) in questo campo. Caro Sacchetto, io vado molto fiero di “essermi inventato imprenditore”, proprio perché tutto quello che, insieme ai miei Soci, fino a qui ho realizzato nelle mie zone, ed oltre, lo devo alla voglia, alla caparbietà, alla programmazione ed alla fatica. Sembra impossibile eh? Invece… Non ho mai gestito Centri Convenzionati, vero, magari se le convenzioni fossero distribuite in maniera più omogenea (e non in regime di monopolio) un giorno succederà. Si vedrà… Aggiungo che proprio perché “mi sono dovuto inventare imprenditore” ho sbagliato molte volte, mi sono corretto, e sempre con il profilo basso ho cercato di studiare, ho frequentato un magnifico campus che mi ha insegnato che un’Azienda è fatta dalle Persone che la compongono, non importa se piccola o grande, non importa de a 6 o 8 zeri. Etica, leadership, controllo di gestione, vendite, marketing e via dicendo, sono materie da conoscere se si vuole avere il controllo della propria “nave” e del proprio futuro, specialmente in un periodo di crisi economica… Sono io che scrivo queste cose, sempre il Fisioterapista di prima! Sul fatto che gestire Centri Privati Convenzionati non sia vantaggioso economicamente, beh, mi permetterà, commento sorridendo.

Il servizio sanitario in passato non era in grado di poter rispondere alle richieste della popolazione e anche lui, gestito da dirigenti professionisti, non da figurre qualunque, ha capito in termini di costi-bnefici, quale fosse la strategia migliore ovvero dare alcune prestazioni in convenzione. Dire il contrario è equivalente a dire:”piove, governo ladro!”. Parlare di centro convenzionato significa parlare di una struttura che deve rispondere a precisi standard che vengono controllati con cadenze trimestrali e non quinquennali come invece sono i centri privati. Questo per dire che la convenzione non è una targhetta sulla porta ma un marchio di qualità serio.

Il Sistema del Convenzionamento di Centri Privati, pensato più di 25 anni fa, si è dimostrato una strategia fallimentare per la Sanità Pubblica, cioè per le nostre tasse, il suo forte ridimensionamento ne è la prova oggettiva. Non prendiamoci in giro con “i precisi standard controllati trimestralmente”, oppure ci siamo dimenticati dei servizi delle Iene???

La qualità è data dalla soddisfazione dei Pazienti, non da pezzi di carta!!!

Si aggiunge che per il fatto che i centri privati (non tutti ma purtroppo chi scrive rientra nel gruppo) per poter rientrare nei costi-benefici, deve limare sulle prestazioni ovvero standardizzare le terapie pirtroppo non sempre per il vantaggio del paziente infatti non sempre le terapie sono assegnate dal medico fisiatra ma direttamente dal fisioterapista; ora senza nulla togliere al fisioterapista i centri convenzionati prevedono la valutazione di ogni caso dal medico fisiatra questo perché non è un passaggio burocratico ma garanzia di successo che il percorso curativo sia il migliore possibile. Vi sentirete tranquilli di far costruire la vostra casa direttamente dal muratore senza un passaggio da un architetto che valuta e prepara il progetto? Penso proprio di no.

Questo è senza dubbio il “pezzo forte” del commento, passaggio che fa venire i brividi ad ogni Fisioterapista e che dimostra l’assoluta assenza di conoscenza di chi scrive. Non secondo Yarno Celeghin, ne secondo il regolamento interno di Equipe, ma secondo il D.M. 741/94 “il Fisioterapista elabora, anche in équipe multidisciplinare, la definizione del programma di riabilitazione volto all’individuazione ed al superamento del bisogno di salute del disabile;
pratica autonomamente attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie, psicomotorie e cognitive utilizzando terapie fisiche, manuali, massoterapiche e occupazionali;
propone l’adozione di protesi ed ausili, ne addestra all’uso e ne verifica l’efficacia;
verifica le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recupero funzionale.
Svolge attività di studio, didattica e consulenza professionale, nei servizi sanitari ed in quelli dove si richiedono le sue competenze professionali.” 

Glielo traduco Sig. Sacchetto: in presenza di una diagnosi, che per definizione deve eseguire un Medico, il Fisioterapista è libero di programmare ed eseguire il programma terapeutico più corretto per il singolo Paziente! Le serve un esempio eh?! Ok. La Signora Cesira ha mal di schiena; va dal Medico di famiglia (figura molto importante e spesso snobbata) che visita la sua Paziente definendo la patologia, per esempio “lombalgia acuta”. Con la diagnosi scritta dal proprio Medico di Famiglia la Sig.ra Cesira va dal Fisioterapista (Studio Professionale o Centro Privato) che esegue una valutazione fisioterapica grazie alla quale riesce a modellare il trattamento più consono per quella patologia. E pensi un pò.. qualora la patologia della Signora Cesira necessitasse di approfondimenti diagnostici è il Fisioterapista che richiede l’aiuto dei Medici Specialisti come ad esempio Fisiatri, Ortopedici o Neurologi. Ma le sue scoperte non finiscono qui, si tenga forte! Se le terapie non sono convenzionate (cioè pagate in buona parte dalla Sanità Regionale) non ci sono obblighi di eseguirle a “cicli”. L’abitudine di prescrivere terapie a multipli di 10 (10 laser, 10 massaggi, ecc) viene dalle necessità burocratiche del convenzionamento alle USLL e non dalla reale “necessità terapeutica”. Se leggesse meno quotidiani e più testi scientifici di riabilitazione scoprirebbe che esistono evidenze scientifiche che dimostrano che anche 2 trattamenti (magari di terapia manuale) possono essere sufficienti per guarire la lombalgia della Signora Cesira… ecco che allora vanno a farsi benedire i suoi discorsi populisti sulle terapie costose solo per i ricchi, e magari scoprirebbe che si “limano” i pezzi di ferro, non i cicli terapeutici!

Ho avuto il privilegio di viaggiare molto e di confrontarmi con colleghi di tutto il mondo, ed ovunque il Fisioterapista esegue il proprio lavoro come ho poc’anzi descritto. Sono figlio di due operai, quindi non posso che avere il massimo rispetto per questa categoria, ma voglio sottolineare che è ora di finirla di paragonare il Fisioterapista ad un muratore o all’operaio della catena di montaggio, perché è una descrizione di comodo, sbagliata e poco rispettosa! I Pazienti non sono stupidi, i tempi del Dottor Tersilli sono finiti!!!

La situazione delle Convenzioni Sanitarie è la stessa in tutta Italia, dal nord al sud, molti colleghi tramite i Social Networks me lo hanno confermato. Questo, a mio avviso, è la prova inconfutabile che il sistema, così com’era pensato e distribuito, è fallito. Mi auguro che in futuro le poche risorse pubbliche rimaste siano distribuite in maniera più giusta, controllata ed omogenea, in modo che siano davvero d’aiuto per chi ne ha bisogno senza portare guadagni spropositati a chi le gestisce privatamente.

La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta” diceva una certa Anna Frank…

A presto!