In un mondo in cui solo il “social” sembra avere senso ed importanza, anche eventi eccezionali come le Olimpiadi vengono spalmati in ogni hashtag, foto del giorno e frasi al veleno.È come noto come gli “accenti” che sono in grado adì attirare maggiori attenzioni hanno poi un inevitabile (e spesso ricercato) effetto commerciale.

Vi voglio riportare questa riflessione sulla Fisioterapia ai Giochi Olimpici di Rio.

Su FB non si fà altro che parlare di Michael Phelps e della coppettazione, dei kinesio taping sui runners o della manipolazione della sacro iliaca dell’osteopata marocchino… CHE TRISTEZZA!!!!
Ê forse questo lo scopo della fisioterapia? Inventare ogni anno una tecnica nuova per farsi pubblicità durante le olimpiadi? Sono sicuro che quella giovane collega che si fà fotografare mentre coppetta Michael Phelps, da settembre avrà lo studio pieno di clienti, ma dov’è la passione? qual’è il fine ultimo del suo lavoro? Non posso credere che lo faccia per aiutare il suo assistito a vincere. Forse anche mio figlio di 4 anni saprebbe coppettare un nuotatore.


phelps cupping

Quando Phelps vinse 8 medaglie d’oro, non aveva nessuna coppetta, nessun elastico, nessuno strumento magico addosso. Era lui, la piscina e gli avversari. Ha vinto tutto, senza bisogno di aiuto. Adesso mi vogliono far credere che un SUPERATLETA, uno che si allena 8-10 ore al giorno da quando ha 5-6 anni, ha bisogno di 4 coppette per vincere?

Aveva forse bisogno Valentina Vezzali di un kinesio tape quando per 10 anni ha vinto tutto?

E Bolt? è grazie a qualche tecnica di terapia manuale strumentale che batte ogni record?
Io credo di NO.
Un atleta, uno che vuole vincere, uno che non lo fa solo per partecipare, DEVE CREDERE IN SE STESSO. Deve essere convinto che è il più forte. Le scappatoie aleatorie e senza nessuna utilità reale (come la coppettazione) hanno solo un effetto placebo e solo un segno di DEBOLEZZA. Se Phelps ha bisogno di farsi coppettare per sentirsi meglio, significa che Phelps ha paura di vincere, non si sente più forte come prima.

Il compito del sue FISIOTERAPISTA: trasmettergli sicurezza. trasmettergli fiducia in se stesso.

“Michael, amico mio, questa merda di coppetta non ti serve a niente, lasciala fare ai perdenti, a quelli che trovano delle scuse. Tu sei pronto, ti sei allenato tanto ed è solo grazie a questo che vincerai. Scendi in vasca e porta a casa sta medaglia”.
Chi ha detto che riabilitare significhi solo mettere le mani addosso? Chi ha detto che il bravo fisioterapista sia quello che mette bende, coppette o aghi? Qual’è il vero scopo del nostro lavoro? Aiutare una persona a superare i propri limiti. Nel caso di un atleta i limiti sono la mancanza di sicurezza in se stessi. Michael Jordan, a fine carriera disse: “I limiti, come le paure, sono spesso solo un’illusione”. Non potrei essere più d’accordo di così, specialmente se stiamo parlando di campioni.
Cosa deve fare il FISIOTERAPISTA? tornare a lavorare CON le persone e non SULLE persone.

Pensate ad una persona come ad una macchina, in cui la carrozzeria sono le ossa, il motore sono i muscoli e il conducente è il cervello. Posso manipolare la carrozzeria. Oppure mettere un ago al motore. Se lavoro con il conducente peró l’effetto è garantito.

Impariamo a conoscere chi abbiamo di fronte, la sua storia, le sue esperienze passate e le sue paure. Cosi possiamo avere un effetto positivo. Sempre di placebo si tratta, ma di quello giusto. Un effetto placebo che lo aiuterà a superare i suoi limiti, invece di aiutare noi a riempire lo studio.

Grazie a Gianluca Italiano.